Anche in spiaggia bisognerà prevedere spazi adeguati e misure di prevenzione contro il coronavirus. A patto che si arrivi a una fase in cui ci sia il via libera per farle, le vacanze al mare. Ma visto che si tratta di un settore cruciale per la nostra economia, gli esperti sono al lavoro insieme ai gestori di stabilimenti balneari, ristoratori e titolari di locali per mettere a punto nel norme della fase 2 e della fase 3.
In arrivo ci sono misure come la prenotazione obbligatoria di ombrelloni, sdraio e lettini per scongiurare il sovraffollamento, insieme a sanificazioni frequenti degli spazi comuni come gli spogliatoi, come avviene già per gli esercizi commerciali. Dovremo portare le mascherine anche sul bagnasciuga. Ciò che invece non ci sarà in alcun modo sono barriere di plexiglas ipotizzate da qualcuno: è un’idea folle, che renderebbe le spiagge dei forni. Aspettiamo, piuttosto, che ci vengano indicate le esatte distanze per gli ombrelloni perché, a differenza dei ristoranti, non esistono al momento indicazioni specifiche da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità» spiega Maurelli. «I criteri di sicurezza seguiti finora non cambieranno. Il problema non è solo quello delle goccioline che possiamo disperdere tramite la bocca o il naso, ma anche un possibile contagio da contatto con superfici infette, frequentate da molte persone nell’arco di pochi minuti» spiega Paolo D’Ancona, epidemiologo e ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità, che aggiunge: «Paradossalmente è molto più semplice gestire la riapertura di una fabbrica, dove il titolare ha a cuore per prima cosa la salute dei propri dipendenti e l’organizzazione migliore delle misure di prevenzione, inclusa la formazione dei suoi dipendenti».
Un aspetto delicato riguarda il rispetto delle norme: chi controllerà la distanza minima tra ombrelloni e che tutti indossino le mascherine non appena si allontanano dalle proprie sdraio?
È in arrivo un rivoluzione anche negli hotel, dove quasi certamente si rinuncerà alle colazioni a buffet: «Sicuramente si dovranno garantire le distanze previste dalle norme per i ristoranti. Piuttosto del buffet, sarà privilegiato il servizio in camera, debitamente sanificata, ma molto dipenderà dalle dimensioni dei locali. Per pranzi e cene attendiamo le indicazioni di un protocollo nazionale che abbiamo chiesto al ministero del Turismo. Però vogliamo rassicurare su due punti: per le prenotazioni abbiamo esortato le 27mila strutture del nostro Paese ad essere flessibili sulle norme di cancellazione, in modo da assicurare la possibilità di non perdere anticipi; a chi prenoterà per luglio e agosto, invece, vogliamo assicurare che sarà una vacanza, non un soggiorno in ospedale. Entrando in sala da pranzo, insomma, non si sentirà in una sala operatoria, pur avendo la garanzia della massima sicurezza sanitaria, perché dovrà godersi la vacanza» spiega Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi.